L'approccio «Siamo come bambini con i giochi nuovi: vogliamo capire come è e poi li smontiamo per poi ricostruirli» Il gruppo più numeroso alla convenzione di Las Vegas
Il titolo, tre giorni fa, era su tutti i giornali del mondo: un gruppo di hacker ha trafugato 130 milioni di numeri di carte di credito. Una settimana prima Twitter scompare dalla Rete per alcune ore: cyberguerra tra hacker russi e ceceni, si è detto. Infine, all 'hotel Crowne di Venezia si può prenotare online una camera per due notti a un solo centesimo: nessun dubbio, sabotaggio hacker. Salvo poi scoprire che era un errore di chi gestiva il sito. Cronache che hanno sfociano nel mito, e che tirano in ballo i famigerati stregoni digitali, persone spesso giovani in grado di fare con l'informatica cose che a noi, semplici utenti informatici di pc e Internet, fanno tremare i polsi. «Ma è un errore dei media, in questi casi stiamo parlando di criminali informatici. Gli hacker sono tutt 'altro, persone curiose e capaci, che hanno contribuito al futuro. Sono stati gli hacker che hanno di fatto costruito Internet ». Chi parla è Raoul Chiesa, lo "smanettone" storico in Italia: ha avviato un «bucare» sistemi a 13 anni, nell'86, una carriera che nel '95 ha portato a violare la rete di Bankitalia. E al verificarsi dell'arresto. «L'ho fatto perché il Web da noi all'epoca era agli esordi e quello era uno dei primi siti su cui mettermi alla prova, era una questione di adrenalina, senza fare danni e senza rubare nulla», spiega Chiesa. «Il giudice fortunatamente capì che era la bravata di un ventenne: patteggiammo, e non andai in prigione». Un pezzo di storia dell'hacking italiano, comunità da sempre riconosciuta all'interno del movimento mondiale, apprezzata per la capacità di creazione di software e strumenti innovatori. All 'ultima convention «Black Hat Briefings» di Las Vegas, incontro tra aziende e hacker sulla sicurezza organizzato da Jeff Moss - ex «incursore» informatico ora schierato da Obama nella Homeland Security -, la rappresentanza internazionale più vasta era proprio in quella italiana. Raoul Chiesa nel 1997 decide di mettere a frutto le proprie capacità e fondare una società che si occupa di sicurezza informatica, la prima in Italia. Ora «@ Mediaservice.net» è una realtà di livello mondiale, una delle ormai molte nel nostro Paese che ha visto hacker o ex tali occuparsi di rendere sicuro quello che prima cercavano di forzare: «Per proteggere un sistema bisogna sapere come attaccarlo». È la corrente legata alla «sicurezza», rigorosamente con la «k», della comunità italiana, alla quale si affianca quella più politica che si occupa dei diritti digitali, di informatica etica, che propone un approccio critico agli strumenti digitali che usiamo per lavoro o per divertimento. Un movimento che è molto legato ai centri sociali - dal Cox 18 di Milano al Gabrio di Torino e al Forte Prenestino di Roma -, i luoghi in cui si trovano in Italia sono ospitati i Bbs, le prime reti antenate dell'attuale World Wide Web. «Una tradizione che inizia negli anni Ottanta con il cyberpunk e che prosegue fino a oggi, di fatto accompagnando la diffusione dei computer e di Internet nel nostro Paese», racconta Clatto, professionista milanese di 36 anni, membro del gruppo che ogni anno dal ' 98 organizza l '«Hackmeeting», la più grande manifestazione italiana di cultura hacker. «Noi lavoriamo per la divulgazione completa, non vogliamo fermarci alla scatola chiusa del pc con Windows o al Web modellato da Google. Vogliamo spiegare quali sono le cose che non servono, non solo a livello tecnico, nell'informatica di tutti i giorni ». Ecco chi sono gli hacker, da non confondere dunque con i cosiddetti «cracker», pirati che entrano nelle reti per tariffa danni o, peggio, rubare. «L'atteggiamento è come quello dei bambini piccoli verso i giocattoli nuovi», spiega Clatto. «Vogliamo capire come sono fatti, e poi li smontiamo, li analizziamo, per poi ricostruirli, magari anche con caratteristiche migliori». Un'attività che inizia da ragazzini, 14-15 anni con doti innati che ricevono un'incursione nella loro chat preferita, magari per far vedere le proprie capacità agli amici. Poi arriva l'impegno in qualcosa di più serio, studiando e provando (e spesso camminando sul filo dell'illegalità), fino a una «bella carriera» poco dopo i trent 'anni, un po' come succede con i calciatori. «Cambiano le prospettive della vita, non hai più voglia di rischiare come quando eri giovane. E 'vero che non siamo ricchi come i calciatori, un punto certo bisogna mettere un frutto le competenze con un lavoro ». D 'altronde per un guru dell'informatica trovare un impiego non è certo un problema. La strada per chi ha certe capacità si apre a un carriere ben pagato, nell'ambito della sicurezza digitale o in quello accademico, nelle aziende produttrici di software fino alla politica. Come è successo ad Alessandro Bottoni, candidato alle ultime Europee per il Partito Pirata, declinazione italiana della formazione politica nata in Svezia nel 2006. Molte aziende fanno una gara per le prestazioni di questi geni del computer. Vincenzo Iozzo, studente universitario al Politecnico di Milano, nei mesi scorsi ha scoperto un «buco» nel sistema operativo MacOs e anche la possibilità di forzare gli iPhone per rubare i dati contenuti. Queste imprese sono valse diversi articoli sui giornali, l'invito a conferenze sulla sicurezza e un'offerta di lavoro da parte di Apple. I triestini Andrea Barisani e Daniele Bianco, neanche trentenni, hanno fondato la società di consulenza «InversePath». Da qualche mese girano il mondo per provare una delle loro ultime scoperte nel campo della (in) sicurezza digitale: come con una tecnologia laser da 50 euro è possibile «leggere» a distanza quello che stiamo digitando sulla tastiera del nostro computer. Parallelamente al lavoro, molti riescono anche a mantenere viva l'attività di ricerca, nell ' ambito della sicurezza o con l'obiettivo «politiche». Come succede a Carl0s, 32enne designer di Roma, hacker che ha dato vita al progetto «GMaybe?», Una casella email che vuole essere una provocazione sul fenomeno GMail: tutta la nostra corrispondenza digitale diventa pubblica, leggibile e commentabile da chiunque. «Quello che scriviamo su GMail viene usato da Google per le proporzioni della pubblicità mirata», spiega Carl0s. Voli low cost per Parigi se, per esempio, stiamo organizzando via email con gli amici una gita nella capitale francese. «A questo punto non vale la pena di rendere tutto pubblico direttamente? Così almeno possiamo decidere noi, consapevolmente, cosa svelare della nostra privacy e cosa no ». Etica hacker, altro che pirati. GMail: tutta la nostra corrispondenza digitale diventa pubblica, leggibile e commentabile da chiunque. «Quello che scriviamo su GMail viene usato da Google per le proporzioni della pubblicità mirata», spiega Carl0s. Voli low cost per Parigi se, per esempio, stiamo organizzando via email con gli amici una gita nella capitale francese. «A questo punto non vale la pena di rendere tutto pubblico direttamente? Così almeno possiamo decidere noi, consapevolmente, cosa svelare della nostra privacy e cosa no ». Etica hacker, altro che pirati. GMail: tutta la nostra corrispondenza digitale diventa pubblica, leggibile e commentabile da chiunque. «Quello che scriviamo su GMail viene usato da Google per le proporzioni della pubblicità mirata», spiega Carl0s. Voli low cost per Parigi se, per esempio, stiamo organizzando via email con gli amici una gita nella capitale francese. «A questo punto non vale la pena di rendere tutto pubblico direttamente? Così almeno possiamo decidere noi, consapevolmente, cosa svelare della nostra privacy e cosa no ». Etica hacker, altro che pirati. «Quello che scriviamo su GMail viene usato da Google per le proporzioni della pubblicità mirata», spiega Carl0s. Voli low cost per Parigi se, per esempio, stiamo organizzando via email con gli amici una gita nella capitale francese. «A questo punto non vale la pena di rendere tutto pubblico direttamente? Così almeno possiamo decidere noi, consapevolmente, cosa svelare della nostra privacy e cosa no ». Etica hacker, altro che pirati. «Quello che scriviamo su GMail viene usato da Google per le proporzioni della pubblicità mirata», spiega Carl0s. Voli low cost per Parigi se, per esempio, stiamo organizzando via email con gli amici una gita nella capitale francese. «A questo punto non vale la pena di rendere tutto pubblico direttamente? Così almeno possiamo decidere noi, consapevolmente, cosa svelare della nostra privacy e cosa no ». Etica hacker, altro che pirati.
Fonte:
Cella Federico - Corriere della sera - Pagina 11
(21 agosto 2009) - Corriere della Sera